Epidemiologia e prevalenza delle infezioni sessualmente trasmesse (STI) in Europa e raccomandazioni per i test

Epidemiologia e prevalenza delle infezioni sessualmente trasmesse (STI) in Europa e raccomandazioni per i test

 

Le infezioni sessualmente trasmissibili (STI) continuano a rimanere una delle principali preoccupazioni per la salute pubblica globale a causa dell’elevata morbilità ad esse associata. Queste includono le sequele di infezioni del tratto riproduttivo, cancro al collo dell’utero, sifilide congenita, gravidanza ectopica e infertilità, nonché la morbilità delle malattie correlate all’HIV e la morte per sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS)¹.

 

Nel 2017, ci sono stati più di 400.000 casi di Chlamydia (CT), 89.000 casi di Gonorrrea (GC) e 33.000 casi di Sifilide diagnosticati e segnalati dai membri degli Stati UE/SEE.² Dagli anni ’90 il numero di nuove diagnosi di STI è aumentato.² Guardando alla situazione Italiana, dal 1991 al 2021, il Sistema di sorveglianza sentinella delle IST ha segnalato un totale di 151.384 nuovi casi di STI.¹² I casi di infezione da Chlamydia hanno mostrato un aumento dopo il 2008 con un incremento di quasi quattro volte tra il 2008 e il 2021. Nel 2019, il numero di casi segnalati è stato il 33% più alto rispetto al 2017. Le segnalazioni di gonorrea sono triplicate dal 2010 al 2021, raggiungendo un picco massimo nel 2021. In particolare, il dato è di grande rilevanza tra gli MSM (Men who have sex with Men) che sono andati incontro a un incremento del 77% circa dei casi annui di IST segnalati dal 2010 al 2021. L’andamento dei casi di Sifilide primaria e secondaria, invece, è rimasto relativamente stabile fino al 2000. Dopo il 2000 si è verificato un incremento delle segnalazioni con un aumento di circa cinque volte nel 2005 rispetto al 2000 e un nuovo picco nel 2016. Tuttavia, dal 2016 al 2020 si è osservata una riduzione dei casi del 23% e un successivo picco nel 2021 sovrapponibile a quello del 2016. Complessivamente, dal 1991 al 2021, il Sistema di sorveglianza ha segnalato un totale di 11.383 nuovi casi di CT e 10.597 nuovi casi di GC.¹²
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) riconosce che l’incidenza delle malattie sessualmente trasmissibili può essere controllata da:
• riduzione del rischio di trasmissione durante il rapporto sessuale (ad esempio, fornendo preservativi)¹
• riduzione della frequenza di cambio di partner sessuale¹
• riduzione del periodo di infettività negli individui, incoraggiando la diagnosi precoce e una gestione efficace dei pazienti con STI.¹

 

Test diagnostici accurati sono fondamentali per attuare la terza strategia poiché i sintomi delle malattie sessualmente trasmissibili comuni tendono ad essere non specifici e possono essere causati da una varietà di agenti patogeni che possono richiedere trattamenti diversi. I pazienti possono anche essere asintomatici. Se le malattie sessualmente trasmissibili in tali pazienti non vengono individuate e trattate, possono portare a gravi complicazioni, tra cui cecità, deformità ossee, danni cerebrali, cancro, malattie cardiache, infertilità, malformazioni congenite e persino morte.³

Le quattro classi principali di test diagnostici di laboratorio sono la microscopia a fresco, il rilevamento dell’antigene, la coltura e i test di amplificazione dell’acido nucleico (NAAT).

 

 

Specificità e sensibilità dei NAAT rispetto ad altri test diagnostici

La microflora mista della vagina e della cervice interferisce con l’identificazione precoce e rapida della Gonorrea. Ciò è ulteriormente complicato da sistemi di coltura non di facile utilizzo e dalla mancanza di disponibilità immediata dei risultati.⁴ L’introduzione dei NAAT ha portato a progressi significativi nella diagnosi della Gonorrea nelle donne grazie alla sua elevata sensibilità, fattore di importanza cruciale per diagnosi di infezioni asintomatiche.⁵ I NAAT per la rilevazione della gonorrea forniscono un’elevata specificità del 99-100% rispetto a una sensibilità di altri metodi diagnostici dell’88-96%.⁶ Ecco perché i NAAT sono i test diagnostici raccomandati per gli individui sintomatici e asintomatici nella Linee guida Europee 2020.⁷ Questi test di amplificazione degli acidi nucleici sono adatti a diversi tipi di campioni, compresi i tamponi cervicali, endocervicali e i campioni di urina.

I NAAT sono raccomandati dalle linee guida statunitensi ed europee anche per la diagnosi della Chlamydia⁵, per cui hanno mostrato un’elevata specificità (>99%) e sensibilità (>90%).⁸ Il metodo più comune per il rilevamento di Trichomonas vaginalis (TV) è la microscopia a fresco. Nella microscopia, un campione (ad esempio, secreto vaginale) viene posto su un vetrino e mescolato con una soluzione salina. Al microscopio, il vetrino viene quindi valutato per batteri, lieviti, TV, globuli bianchi o clue cells che suggeriscono vaginosi batterica.⁹

TV è un protozoo che può infettare la vagina, l’uretra e le ghiandole parauretrali nelle donne. Negli uomini, l’infezione è solitamente dell’uretra. La tecnica di microscopia a montaggio a fresco è rapida ed economica, ma sensibile solo dal 36% al 75% se confrontato con le tecniche di coltura microbica, anche se eseguita da un microscopista esperto. L’uso di NAAT è raccomandato dalle linee guida europee/OMS per il rilevamento della TV nelle donne e negli uomini, poiché hanno una sensibilità maggiore rispetto sia ai test colturali che alla microscopia di preparazione a fresco.⁵ Il rilevamento dell’antigene è anche un’opzione per il rilevamento di TV, con una sensibilità dell’82-95% e una specificità del 97-100%.¹¹ I NAAT hanno una sensibilità maggiore rispetto al rilevamento dell’antigene.

 

 

L’importanza della diagnostica molecolare nella rilevazione delle STI

La necessità di una diagnosi efficiente e accurata è fondamentale per controllare la diffusione e il trattamento delle malattie sessualmente trasmissibili. I NAAT continuano ad essere il test diagnostico preferito per il rilevamento di molte STI. Le molteplici fasi coinvolte in un NAAT richiedono sistemi completamente integrati (da estrazione ad amplificazione) che consentano il processamento standardizzato di più campioni contemporaneamente e risultati in tempi rapidi. Tali test accurati e rapidi aiuteranno la gestione delle infezioni sessualmente trasmissibili come quelle da Chlamydia, Gonococco e TV, offrendo la possibilità di testare questi tre target contemporaneamente e aiutare a guidare la terapia per affrontare le esigenze dei clinici e dei pazienti.

L’utilizzo di metodiche molecolari per la rilevazione dei microrganismi responsabili di infezioni sessualmente trasmesse è stato di recente raccomandato da AMCLI anche nell’ambito dello screening iniziale delle coppie che decidono di affrontare un percorso di procreazione medicalmente assistita in Italia (screening pre-PMA)¹³, nonché nell’ambito del Percorso diagnostico per Cerviciti¹⁴.

 

 

Le soluzioni BD per la rilevazione delle infezioni sessualmente trasmesse

Da più di 125 anni, BD è partner dei laboratori di microbiologia in tutto il mondo ed è rimasta all’avanguardia anche nello sviluppo di soluzioni per la diagnostica molecolare delle infezioni sessualmente trasmesse.

In particolare, BD ha a disposizione il test BD MAX™ CT/GC/TV² per la rilevazione multiplex di Chlamydia trachomatis, Gonococco e Trichomonas vaginalis su campione di urine, tampone vaginale, tampone endocervicale e campione raccolto per citologia in fase liquida. Per i tamponi vaginali ed endocervicali BD è in grado di fornire specifico dispositivo di prelievo, raccolta e conservazione del campione, confezionato singolarmente con il tampone e caricabile direttamente sullo strumento per il processamento.

 

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In caso di necessità di test per Mycoplasma genitalium, Sifilide e/o Herpes Virus sono disponibili soluzioni sviluppate da terze parti appositamente per la piattaforma molecolare BD MAX™. Chiedi al tuo rappresentante di zona per maggiori dettagli.

Infine, BD è in grado di soddisfare a pieno anche l’esigenza di test per la diagnosi di Vaginiti/Vaginosi batterica, grazie alla presenza sul mercato del BD MAX™ Vaginal Panel, che in un unico test permette di rilevare i principali batteri e lieviti associati a vaginiti e vaginosi e Trichomonas vaginalis, fornendo un risultato che tiene conto anche della quantità di Lactobacilli presenti nel campione, nonché la differenziazione tra Candida glabrata e Candida kruzei per la definizione della terapia più appropriata in caso di positività.

Tutti i test elencati sono validati per l’uso sulla piattaforma totalmente automatizzata BD MAX™, che permette analisi molecolare standardizzata, senza intervento dell’operatore, da estrazione ad amplificazione e rilevazione del target.

 

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Referenze

  1. World Health Organization. Laboratory diagnosis of sexually transmitted infections, including human immunodeficiency virus. 2013. Available at: https://www.who.int/reproductivehealth/publications/rtis/9789241505840/en/. Accessed July 2021
  2. European Centre for Disease Prevention and Control. Developing a national strategy for the prevention and control of sexually transmitted infections. 2019. Available at: https://www.ecdc.europa.eu/en/publications-data/developing-national-strategy-prevention-and-control-sexually-transmitted. Accessed July 2021
  3. National Institute of Allergy and Infectious Diseases. Sexually Transmitted Diseases (STDs) Diagnosis 2009. Available at: https://www.niaid.nih.gov/diseases-conditions/std-diagnosis. Accessed July 2021
  4. Su W, Tsou T, Chen C, Ho T, Lee W, Yu Y, Chen T, Tan C, and Wang P. Are we satisfied with the tools for the diagnosis of gonococcal infection in females?. J Chin Med Assoc. 2011; 74(10):430-434.
  5. Gannon-Loew K, and Holland-Hall C. A review of current guidelines and research on the management of sexually transmitted infections in adolescents and young adults. Ther Adv Infect Dis. 2020; 21(7):204993612096066.
  6. Van Dyck E, Leven M, Pattyn S, Van Damme L, and Laga M. Detection of Chlamydia trachomatis and Neisseria gonorrhoeae by Enzyme Immunoassay, Culture, and Three Nucleic Acid Amplification Tests. J Clin Microbiol. 2001; 39(5):1751-1756.
  7. Unemo M, Ross JDC, Serwin AB et al. 2020 European guideline for the diagnosis and treatment of gonorrhoea. Int J STD AIDS. 2020 Oct 29.
  8. Janssen KJH, Dirks JAMC, Dukers-Muijrers NHTM, et al. Review of Chlamydia trachomatis viability methods: assessing the clinical diagnostic impact of NAAT positive results. Expert Review of Molecular Diagnostics 2018;18:739-747. Available at: https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/14737159.2018.1498785.
  9. University of Michigan Health. Vaginal Wet Mount. 2020. Available at: https://www.uofmhealth.org/health-library/hw6026#hw6029. Accessed July 2021
  10. Gaydos C, Klausner J, Pai N, Kelly H, Coltar C, and Peeling R. Rapid and point-of-care tests for the diagnosis of Trichomonas vaginalis in women and men. Sex Transm Infect. 2017; 93(S4):S31-S35.
  11. van Schalkwyk J, Yudin MH, Allen V, et al. Vulvovaginitis: Screening for and Management of Trichomoniasis, Vulvovaginal Candidiasis, and Bacterial Vaginosis. Journal of Obstetrics and Gynaecology Canada 2015;37:266-274.
  12. Sito web Epicentro. Epidemiologia delle Infezioni sessualmente trasmesse. https://www.epicentro.iss.it/ist/epidemiologia-italia Visitato il 24 Gennaio 2024.
  13. AMCLI ETS. Percorso Diagnostico – Infertilita’ di coppia nella procreazione medicalmente assistita (pma) Rif. 2022-20 https://www.amcli.it/wp-content/uploads/2024/02/2022-20_INFERTILITA-DI-COPPIA-NELLA-PROCREAZIONE-E-FLOWCHART.pdf
  14. AMCLI ETS. Percorso Diagnostico – Cerviciti Rif. 2023-06.https://www.amcli.it/wp-content/uploads/2024/02/2023-06_CERVICITI-E-FLOWCHART.pdf

 

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TechTalk – Il costo della contaminazione delle emocolture

 

Il costo della contaminazione delle emocolture

Le emocolture contaminate (definite come isolamento di un microrganismo introdotto nella coltura durante il prelievo e/o il processamento del campione e che non era presente nel sangue del paziente al momento del prelievo o comunque non implicato nell’infezione in atto³) possono portare a cure non ottimali per il paziente e possono potenzialmente aumentare notevolmente i costi per gli ospedali. Un articolo pubblicato nel 2019 ha analizzato i risultati di studi che si sono concentrati su questo argomento¹.

Le emocolture sono una parte molto importante del percorso diagnostico, in quanto forniscono informazioni critiche sulla presenza di infezioni batteriche o fungine nel flusso sanguigno di un paziente. Tuttavia, le emocolture contaminate possono portare a diagnosi errate, cure inadeguate e costi aggiuntivi¹. In questo articolo, analizzeremo i risultati di studi recenti sul costo della contaminazione delle emocolture e i possibili interventi per ridurre questo rischio.

 

 

Processo di identificazione microbica

Se un’emocoltura risulta positiva, il processo di identificazione microbica del patogeno e il test di sensibilità sono necessari per determinare il trattamento antimicrobico appropriato. Tuttavia, in caso di contaminazione, il vero agente patogeno potrebbe essere erroneamente identificato o addirittura non identificato, portando a una diagnosi errata e ad un trattamento inadeguato.

 

 

Trattamento antimicrobico non necessario

Se un’emocoltura viene classificata come contaminata, il paziente potrebbe continuare a ricevere un trattamento antimicrobico non necessario, aumentando il rischio di resistenza antimicrobica e di eventi avversi da farmaci.

 

 

Durata della degenza del paziente

La durata della degenza dei pazienti con emocolture contaminate è stata riscontrata essere fino a 5 giorni più lunga della durata della degenza dei pazienti con emocolture davvero negative¹. Un altro studio ha riportato un aumento della durata del ricovero causato da emocolture contaminate di 2,35 giorni². Questo aumenta i costi di assistenza sanitaria e riduce la qualità della vita del paziente.

 

 

Costo ospedaliero totale aggiuntivo

L’analisi di tutti i fattori considerati negli studi ha portato a concludere che il costo ospedaliero totale aggiuntivo attribuibile a un’emocoltura contaminata è compreso tra $2.923 e $5.812¹. Considerando solo i costi diretti, quelli attribuibili ai requisiti farmaceutici e microbiologici aggiuntivi associati a un’emocoltura falsa positiva variano da $305 a $1.389¹.

 

 

Conclusioni

Per concludere la contaminazione delle emocolture può portare a costi aggiuntivi e cure inadeguate per i pazienti. La frequenza di contaminazioni delle emocolture non dovrebbe essere superiore al 3%, secondo le raccomandazioni internazionali⁴. L’esecuzione di corrette procedure di antisepsi della cute e di inoculo del campione sono indicate per ridurre il rischio di introdurre nella coltura i più comuni contaminanti³.

I risultati degli studi evidenziati in questo articolo mettono in luce l’importanza di ridurre il rischio di contaminazione attraverso l’adozione di interventi volti a migliorare la qualità dell’assistenza ai pazienti e della gestione delle emocolture. Questi interventi possono includere:

• una maggiore attenzione all’igiene delle mani
• la formazione del personale sanitario sulla raccolta delle emocolture, per esempio su:
• la tempistica del prelievo
• la quantità di sangue prelevata
• il trasporto dei flaconi al laboratorio di Microbiologia³
• l’implementazione di protocolli di prevenzione delle infezioni
• l’uso di tecnologie avanzate per la raccolta e l’analisi delle emocolture¹.

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Referenze
1. Dempsey C, Skoglund E, Muldrew KL, Garey KW. Economic health care costs of blood culture contamination: A systematic review. Am J Infect Control. 2019;47(8):963-967.2.
2. Lalezari A, Cohen MJ, Svinik O, et al. A simplified blood culture sampling protocol for reducing contamination and costs: a randomized controlled trial. Clin Microbiol Infect. 2020;26(4):470-474.
3. CLSI. Principles and procedures for blood cultures; Approved Guidelines. CLSI document M47-A. Wayne, PA: Clinical and Laboratory Standards Institute, 2007.
4. Baron Ej, Miller JM, Weinstein MP et al. A guide to utilization of the microbiology laboratory for diagnosis of infectious diseases: 2013 recommendations by the Infectious Diseases Society of America (IDSA) and the American Society for Microbiology (ASM)(a). Clin Infect Dis 2013;57:e22-2121

 

 

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Webcast HPV IEO – Il valore degli HPV DNA Test nella lotta al tumore alla cervice uterina

 

Webcast IEO – Il valore degli HPV DNA Test nella lotta al tumore alla cervice uterina

 

“Dagli anni ’70 lo screening per il tumore al collo dell’utero è avvenuto tramite esame citologico: il Pap Test. Nel luglio 2012 il report dell’Health Technology Assessment rende pubblico il fatto che uno screening basato su HPV Test validati come test di primo livello possa essere più efficace di uno screening basato sulla citologia nel prevenire i tumori invasivi della cervice uterina. Nel 2013 le linee guida europee, recepite in Italia dal documento di indirizzo del Ministero della Salute, hanno quindi sancito l’utilizzo dell’HPV Test come test primario per lo screening del tumore cervicale, lasciando poi alla citologia il ruolo di triage per  gli HPV Test positivi. Questo perché tra i dati di letteratura è emerso che la sensibilità dell’HPV Test fosse nettamente più efficace del Pap Test che rimane invece un buon test di triage per la sua elevata specificità” – Dott. Fabio Bottari (IEO).

 

Per comprendere meglio l’evoluzione della diagnosi e dello screening dell’HPV, il ruolo centrale dei laboratori di anatomia patologica e quali sono oggi gli strumenti a disposizione degli operatori sanitari nella lotta al tumore alla cervice uterina e la loro efficacia, abbiamo intervistato attraverso 3 puntate il Dott. Fabio Bottari e la Dott.ssa Anna Daniela Iacobone dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO).

 

 

 

Prima Puntata – Dott. Fabio Bottari – HPV Test disponibili e il valore per il laboratorio

 

 

Seconda Puntata – Dott.ssa Anna Daniela Iacobone – Il valore dell’HPV Test nella prevenzione del tumore della cervice uterina, “Il valore per il Ginecologo”

 

Terza Puntata – Dott.ssa Anna Daniela Iacobone & Dott. Fabio Bottari – Il valore aggiunto dell’AUTOPRELIEVO per HPV Test nella prevenzione del tumore della cervice uterina

 

 

 

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Tamponi vaginali con procedura di auto-prelievo per HPV DNA test nella prevenzione del tumore alla cervice uterina

Tamponi vaginali con procedura di auto-prelievo per HPV DNA test nella prevenzione del tumore alla cervice uterina

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 2020 ha lanciato un programma di azione per arrivare a eliminare il cancro cervicale provocato dal Papilloma Virus Umano (HPV) mediante vaccinazione e trattamento di almeno il 90% delle donne entro il 2030¹.

Molto si era comunque già cominciato a fare prima della pandemia, con campagne di sensibilizzazione riguardo il tema fondamentale della prevenzione¹-².

 

In Italia esistono programmi di screening organizzati a livello locale, che da decenni hanno permesso l’accesso gratuito delle donne tra i 25 e i 64 anni al Pap test/HPV DNA test, portando l’incidenza di tumore a livelli inferiori rispetto alla media mondiale. L’incidenza comunque non è ancora a zero, per cui è importante mantenere elevata la guardia e migliorare sempre di più l’accesso e l’adesione ai test preventivi³. Come attestato dallo IARC fin dal 1996, l’infezione da HPV è la condizione necessaria per lo sviluppo del carcinoma del collo dell’utero: si tratta del primo tumore riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come totalmente riconducibile ad una infezione. Scoperto dal Prof. Harald Zur Hausen nel 1976 e 30 anni dopo insignito del premio Nobel, nel 2008.

 

Esistono circa 120 tipi di virus HPV, ma solo 12 causano il carcinoma del collo dell’utero. Risultare positivi all’HPV non significa avere per forza il tumore in quel momento, ma vuol dire essere a maggior rischio di sviluppo futuro. La maggior parte delle infezioni si risolve spontaneamente senza sintomi ma l’infezione che persiste oltre i due anni può determinare l’insorgenza di lesioni pre-tumorali e il carcinoma⁴. In Italia, nel 2020, il carcinoma della cervice uterina ha rappresentato il quinto tumore per frequenza nelle donne sotto i 50 anni di età (2.400 nuovi casi stimati nel 2020, pari all’1,3% di tutti i tumori che colpiscono la popolazione femminile⁵.

 

L’eliminazione del tumore della cervice uterina è oggi un obiettivo di sanità pubblica mondiale lanciato dall’OMS nel 2018 e un impegno dell’Unione Europea che lo ha incluso nel Europe’s Beating Cancer Plan⁶. Lo screening per il carcinoma del collo dell’utero ha proprio l’obiettivo di individuare le infezioni persistenti da parte di questi tipi di virus dal potenziale oncogeno e le lesioni para-neoplastiche per attuare il corretto follow-up e trattamento prima di arrivare al tumore vero e proprio³.

 

Oggigiorno non è più necessario recarsi solo dal ginecologo per eseguire il test per la ricerca dell’HPV ma si può anche decidere di prelevare il campione direttamente a casa e portarlo nei centri diagnostici abilitati per avere un risultato chiaro e in tempi rapidi, nell’interesse di preservare la propria salute. Il tutto sotto controllo del clinico che gestirà il follow up della donna in caso di positività. Il test dell’HPV DNA è semplice, efficace e la raccolta del campione può essere effettuata anche autonomamente dalla donna grazie alle procedure di auto-prelievo usando dispositivi idonei e validati⁷-⁸. Con l’auto-prelievo, come già avviene per lo screening di prevenzione del tumore del colon retto ad esempio, la donna può prelevare in autonomia e a casa propria il campione di cellule per il test HPV DNA, senza doversi recare in consultorio o dal ginecologo, rendendo così ancora più facile partecipare alla campagna di screening. Sono stati fatti numerosi studi clinici⁹ per valutare l’affidabilità e l’accuratezza del risultato ottenuto con autoprelievo e sia la donna che il clinico possono fidarsi della procedura.

 

Per lo screening dell’infezione da HPV, Becton Dickinson offre BD Onclarity™ HPV test, che viene eseguito in laboratorio su piattaforme automatizzate BD Viper™ LT (per laboratori medio-piccoli) e BD COR™ (per laboratori centralizzati ad alta produttività). Il test rispetta perfettamente il Regolamento Europeo essendo marchiato CE IVD ed è clinicamente validato secondo i criteri Meijer¹⁰ per l’applicabilità in screening cervicale con HPV DNA test primario. Il test è validato CE-IVD sui campioni raccolti per eseguire anche citologia in fase liquida (Pap test) in fiale BD SurePath™ o ThinPrep®.

 

BD Onclarity™ HPV test consente di:

rilevare il DNA dei 14 genotipi HPV a rischio oncogeno (HR- HPV16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 66 e 68) associati allo sviluppo del tumore cervicale, con possibilità di genotipizzazione estesa oltre ai genotipi HPV 16 e 18. Sei genotipi sono genotipizzati singolarmente e i restanti sono genotipizzati in 3 gruppi diversi (P1, P2 e P3)

analizzare i geni per le oncoproteine virali E6 e E7, riducendo il rischio di falsi negativi che si possono riscontrare con l’analisi del DNA nel gene L1, a seguito di integrazione del DNA virale in quello cellulare

ridurre falsi positivi dovuto alla cross reattività con genotipi HPV a basso rischio oncogeno

accertare la rilevazione di possibili coinfezioni da parte dei diversi 14 genotipi ad alto rischio oncogeno

 

 

MUSA™ – Lasciati ispirare dalla semplicità

Da queste premesse e dalla volontà di BD di essere pioniere e in prima linea al fianco dei laboratori e delle donne italiane nel supportare la salute delle donne e lo screening contro l’HPV, nasce MUSA™, l’iniziativa creata per aumentare la consapevolezza dell’importanza della prevenzione del tumore al collo dell’utero partendo dalla diagnosi del Papillomavirus Umano.

 

In stretta collaborazione con il Centro Diagnostico Italiano – CDI, MUSA™ promuove l’importanza dello screening come arma imprescindibile per combattere questa malattia, grazie anche alla nuova soluzione del Test HPV in modalità autoprelievo: comoda, facile ed efficace che può essere fatto dove e quando si vuole. Attraverso un comodo form di richiesta, si può acquistare l’autoprelievo, in inglese “self-sampling”, che arriverà a casa e consentirà di prelevare il campione per il test HPV da fare autonomia e di inviarlo al Laboratorio per posta/corriere. Questa modalità di prelievo è stata pensata per cercare di massimizzare e rendere più agevole la partecipazione ai programmi di screening delle donne che hanno difficoltà o imbarazzo a recarsi agli ambulatori¹¹-¹².

 

Negli ultimi anni sono stati svolti studi clinici a livello italiano e internazionale mirati a valutare sia il gradimento dell’autoprelievo, sia la sicurezza e l’efficacia del test HPV DNA effettuato su campione autoprelevato rispetto a quello prelevato dal clinico (ginecolog*/ostetric*). I risultati hanno dimostrato l’affidabilità dell’autoprelievo e un alto livello di gradimento da parte delle donne ¹¹-¹².

 

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Referenze

  1. Global strategy to accelerate the elimination of cervical cancer as a public health probmem. OMS 2020
  2. European guidelines for quality assurance in cervical cancer screening. 2015
  3. Camara H, Zhang Y, Lafferty L, Vallely AJ, Guy R, Kelly-Hanku A. Self-collection for HPV-based cervical screening: a qualitative evidence meta-synthesis. BMC Public Health. 2021 Aug 4;21(1):1503.
  4. Sito-web Gisci. https://www.gisci.it/il-nuovo-programma-di-screening-con-il-test-hpv-sostituisce-il-pap-test. Visitato il 27 febbraio 2022
  5. Redazione ANSA. https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2022/05/31/hpv-in-italia-quinto-tumore-per-le-donne-under50_364100ce-cd7c-4410-9ca2-e4190785e0da.html Visitato il 01 giugno 2022
  6. Europe’s Beating Cancer Plan
  7. Rossi P, Marsili LM, Camilloni L, Iossa A, Lattanzi A, Sani C, Di Pierro C, Grazzini G, Angeloni C, Capparucci P, Pellegrini A, Schiboni ML, Sperati A, Confortini M, Bellanova C, D’Addetta A, Mania E, Visioli CB, Sereno E, Carozzi F. The effect of self-sampled HPV testing on participation to cervical canrcer screening in Italy: a randomised controlled trial (ISRCTN96071600). British Journal of Cancer (2011) 104, 248 – 254.
  8. Snijders P, Verhoef V, Arbyn M, Ogilvie G, Minozzi S, Banzi R, van Kemenade F, Heideman D, Meijer C. High-risk HPV testing on self-sampled versus clinician-collected specimens: A review on the clinical accuracy and impact on population attendance in cervical cancer screening. International Journal of Cancer (2013) 132(10):2223-36
  9. Canfell K, Smith MA, Bateson DJ. Self-collection for HPV screening: a game changer in the elimination of cervical cancer. Med J Aust. 2021 Oct 18;215(8):347-348.
  10. BD Onclarity™ HPV Assay EU Package Insert (8089899).
  11. Del Mistro A, et al. Efficacy of self-sampling in promoting participation to cervical cancer screening also in subsequent round. Prev Med Rep . 2016 Dec 23;5:166-168. doi: 10.1016/j.pmedr.2016.12.017. eCollection 2017 Mar
  12. Arbyn M et al. Detecting cervical precancer and reaching underscreened women by using HPV testing on self samples: updated meta-analyses. BMJ. 2018 Dec 5;363:k4823. doi: 10.1136/bmj.k4823.

 

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